La leggenda di Re Artù

14.11.2008 20:29

Si racconta che Re Artù era sul punto di morire e desiderava riparare la sua spada che si era spezzata. Voleva farla tornare come quando era nuova e lucente quando combatteva per imporre giustizia e virtù. Gli si presentò all'improvviso l'Arcangelo S.Michele che, desiderando esaudire l'ultimo desiderio del Re, lo portò per i cieli sino a depositarlo nelle cime dell'Etna dove il Re potè saldare, con la lava, la sua spada e, pieno di felicità, si addormentò in una grotta.  L'indomani, all'alba, si svegliò e vide sorgere il sole e, da quel luogo altissimo, rimase stupito per le bellezze naturali che si presentavano ai suoi occhi coi colori dei vari fiori presenti uniti ai colori azzurro-viola-verde del mare che si vedeva in lontananza. Re Artù supplicò il Signore affinchè potesse vivere più a lungo per godere ancora di tutte quelle meravigliose bellezze che non aveva mai visto prima. Così avvenne e Re Artù potè  continuare a vivere vegliando affinchè l'Etna non potesse distruggere Catania e la natura meravigliosa presente. Si racconta anche che il vulcano si sveglia solo quando Re Artù andava tra i bimbi inglesi per portar loro i fiori e i dolcissimi frutti della Sicilia.  Si racconta anche che Re Artù comparve in una leggenda durante l'impero di Enrico IV, famoso per le sue efferatezze e per quello che consentiva ai suoi fedeli protettori crudeli, come l'allora vescovo di Catania. Questi aveva un cavallo che una mattina si imbizzarrì durante una passeggiata. Seppur inseguito dai suoi custodi e si inerpicò sull'Etna dove scomparve alla vista. I custodi, tornati dal vescovo, dopo aver comunicato la fuga del cavallo, furono uccisi per decapitazione ed esposti al pubblico. Lo scudiero del vescovo, sfuggito alla pena, si recò sull'Etna in cerca del cavallo e gli sembrò di vederlo all'interno di un cratere.  All'improvviso, disperato per la sua sorte, vide davanti a lui un grande vecchio che lo confortò e lo portò dentro una grotta dove c'era Re Artù il quale disse allo scudiero che non faceva tornare il cavallo dal vescovo perchè costui si era comportato molto male con tutta la sua gente e che doveva venire personalmente il vescovo a prenderlo. Allo scudiero diede poi un mantello rosso e una borsa piena di denaro. Lo scudiero andò a raccontare quanto gli era capitato al vescovo che non credette alle sue parole e, nel momento di comandare ai suoi di ucciderlo al rogo, morì all'improvviso.

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